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    Orario delle lezioni

     
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      Scritto da Prof.ssa Mariella Cutrona  22/11/2015
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    Un’esperienza personale da condividere in nome dell’inclusione sinonimo di equità

    Scritto dalla professoressa Mariella Cutrona

      Sentirsi come un granello di sabbia in un oceano di conoscenza, di esperienze e di metodologie innovative, frutto di venti anni d’impegno, di ricerche, di coraggio, e di sinergie d’illustri intellettuali del nostro tempo, che ci portano a concepire una nuova dimensione di uguaglianza ed equità.

      Un convegno internazionale, organizzato dal centro studi EricKson svoltosi presso il Palacongressi Di Rimini nei giorni 13-14- e 15 novembre che ha ospitato 5000 insegnanti provenienti da tutte le regioni di Italia.

      Dal Trentino all’estremo lembo della Sicilia, educatori che, animati da impegno e intensa passione condividono plenarie e workshop, perché credono fortemente che il percorso verso una scuola inclusiva debba espandersi verso una società inclusiva ,  nel lavoro, nelle relazioni , nel tempo libero e deve vivere di alleanze , di sinergie e di forza tese a uno scopo comune , pur nelle differenze.

      I diversi relatori da Diario Ianes, (co-fondatore Edizioni Centro studi Erikson ) ad Alberto Pellai, passando per relatori impossibili , come la Pedagogista Montessori, la cui anima vive attraverso le parole di una famosa attrice che con , profonda commozione ed intensa emozione, trasferisce ai presenti il metodo montessoriano, sul quale ancora oggi la scuola si fonda per diversi aspetti , e poi L’ospite Speciale , il grande sociologo, più famoso al mondo Zygmunt Bauman, l’inventore della modernità liquida.

     Voglio soffermarmi sul suo pensiero non perché sia il più importante, ma perché ci permette di capire come i cambiamenti epocali portano necessariamente a ripensare a una didattica che contenga una morale e che sia capace, di rendere libero , da pregiudizi e condizionamenti , il pensiero.

     Egli sostiene, che l’incertezza che attanaglia la società moderna derivi dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori.

      Egli lega tra loro concetti fra cui consumismo, creazione di rifiuti umani, globalizzazione e l’industria della paura, smantellamento delle sicurezze l’inizio di una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adattarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa .

     L’esclusione sociale, secondo il sociologo, determina l’“omogeneizzarsi”, un processo affine all’omologazione, all’assorbimento passivo dovuto a usi e consuetudini, questi atteggiamenti accettati e tramandati tra generazioni portano all’alienazione e alla spersonalizzazione, si perde in poche parole la capacità riflessiva, e viene meno il senso critico.

      L’educatore ha una grande compito quello di veicolare  ideali e valori , attraverso una Morale che si esplicita nel donarsi,  cioè nell’atto che permette di incontrare l’altro no come persona / maschera,  ma come volto , cioè nella sua identità.

      Le tematiche si allargano , s’intrecciano per convertire in un’unica finalità : offrire qualità inclusiva alla scuola.

      Interessante il tema  presentato dalla Lucangeli  , “ I Circuiti delle emozioni”.

      Le diverse ricerche da lei  condotte portano ad una certezza : le componenti

    emotivo–motivazionali contribuiscono in maniera significativa al rinforzo dell’apprendimento .

     Se si prova a ripercorrere con la memoria, il proprio vissuto ci si ricorda della sensazione di attrazione o di disagio provata verso le diverse aree di apprendimento, l’apprendere si collega inevitabilmente , secondo la studiosa,  ai sentimenti e alle emozioni.

      La letteratura associa all’apprendimento  i termini “autoefficacia”, “autostima” e “stile attributivo”.

    Le emozioni positive nascono a scuola quando l’apprendimento viene inteso come “Sfida Ottimale”che rinforza i tentativi di padronanza , consente di aumentare le competenze , e incrementa una sensazione piacevole di autostima. Gli stili attributivi,  secondo la studiosa,  coincidono con il  successo legato a vari fattori: alla fortuna , all’abilità, a cause interne, all’impegno.

     Da  queste componenti, inserite in un circuito emozionale ,  scaturiscono  le reazione di sicurezza , i sentimenti di orgoglio, il  senso di soddisfazione .

    La Lucangeli offre , con le sue ricerche, lo spunto per riflettere su quanto sia importante per il successo dei nostri alunni farli sentire bene a scuola , premiando i progressi , ritenendo l’errore una risorsa che diventi stimolo per migliorare , perché è proprio a scuola , che fin dalla primissima infanzia , vivono i sentimenti e non solo i dispositivi dell’automaton .

    Questo termine mi riporta a Recalcati, il quale , nella sua “Ora Di Lezione” che non è solo un libro , ma un vero corso di formazione , dice chiaramente che la scuola difetta di automaton, dispositivo che trita  l’ossigeno fondamentale che tiene in vita il desiderio.

         Come  può un’insegnante resistere all’usura  e preservarsi dall’automaton ?

     L’analisi di Recalcalti parte dalla considerazione che nella scuola vi sono due anime distinte : un’anima grigia , burocratica , triste , amministrativa , ma necessaria per l’istituzione perché ,senza il dispositivo dell’automaton  non ci sarebbe scuola , in quanto preserva l’esistenza della stessa , ma  in ogni istituzione esso tende alla ripetizione omeostatica , tende a spegnere la vitalità,  il dinamismo del desiderio e fa perdere energia e slancio.

      La riflessione si sposta sulle differenze della scuola prima del ’68 e la scuola di oggi.

     Il nostro tempo non è  il tempo di una rappresentazione gerarchica e repressiva, questo tempo è alle nostre spalle (bastava che l’insegnante entrasse in classe perché la sua autorità producesse un silenzio misto a rispetto e terrore ), questo tempo è finito ,  il nostro tempo è diverso,  l’insegnante non è più la forza della tradizione di cui il suo ruolo è depositario, l’insegnante entra in classe e deve guadagnarsi il silenzio partendo non dal suo ruolo,  ma dai piedi , cioè a partire dalla sua parola , non dalla funzione che occupa.   

      Oggi la potenza dell’automaton si è esaurita, Il dispositivo non è più repressivo e gerarchico, il docente deve guadagnare il silenzio dalla una parola fortemente umanizzata.

      Nella scuola oggi s’intrecciano varie tendenze, che secondo, l’autore cancellano l’essenza dell’insegnamento.

      La tendenza edonistica, i giovani non leggono più, non studiano più, si assiste ad una deriva.

      La tendenza che allontana la scuola  dalla sua radice umanistica e sposa la logica della fabbrica , si  appropria di termini , di concetti, di categorie che non gli appartengono, usa un linguaggio che poco si addice alla sua natura.

      Il terzo punto è lo scientismo (inteso non come scienza), ma grande nemico della scuola, definito, una perversione della scienza (un feticismo della cifra, della statistica, del numero) che trascura e cancella l’essenziale della didattica, cioè la didattica ha un suo fondo che è “La relazione”.

      La didattica è relazione uno ad uno, la scuola si occupa di uno per uno, ogni allievo è diverso, ogni allievo è storto a suo modo. 

      L’educazione è amare la stortura, le bizzarrie, la singolarità di ogni allievo.

      Recalcati si sofferma sulla sua esperienza scolastica e sul suo curriculum Storto, da bambino finisce nelle scuole speciali perché ritenuto incapace di apprendere,egli riferisce di essersi  salvato solo grazie alla voglia di difendere il diritto all’apprendimento storto, tale considerazione restituisce alla gremita sala dei presenti , i fallimenti del nostro lavoro.

      Fortunatamente la scuola ha una seconda anima, quella che ha salvato molti di noi, la scuola LUCE, ogni volta che l’insegnante entra in classe porta con se la possibilità di portare luce , l’automaton ospita qualcosa che lo eccede , l’insegnante porta l’incontro che lascia un segno indelebile su ogni allievo.

      Lo stile dell’insegnante trasforma i libri in corpi , corpi erotici, e quando ciò avviene l’allievo non è testa vuota da riempire ma si trasforma in amante desideroso di apprendere , l’allievo da recipiente passivo diventa amante .

      L’insegnante è qualcuno che porta il fuoco, accende le vite, trasporta la vita amando quello che insegna , ma l’insegnante non deve essere logorato dal suo lavoro, non deve installarsi nella sua posizione altrimenti uccide il desiderio.

      C’è un trucco per non farsi logorare dal dispositivo, bisogna fare esercizi , dire quello che sappiamo con parole nuove , sottoporsi alla disciplina sforzandoci di apprendere mentre si insegna . Affinché l’ora di lezione diventi preziosa e insostituibile , è necessario percepire il sapere in continuo movimento, l’ora di lezione deve essere un incontro che può spalancare mondi impensabili.

     Le plenarie non si esauriscono con Recalcati , gli applausi dei corsisti testimoniano la profonda emozione ed approvazione del suo intervento; ci si dimentica che sono le due, solo mezz’ora per una fugace piadina romagnola e poi tutti ai Workshop .

     La stanchezza lascia il posto alla curiosità .

     La mia scelta ricade su una metodologia innovativa “ La classe capovolta” , spinta dalla curiosità di conoscere personalmente i miei primi formatori, in materia di inclusione.

     Il seminario è condotto da Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro, si valutano forme alternative di insegnamento , si predilige l’uso delle risorse disponibili in rete e si ricorre meno alle lezioni frontali. La classe capovolta o flipped learning costituisce un contributo essenziale per rinnovare l’attività ordinaria di apprendimento , al fine di ridare forza alla missione degli educatori. E poi la straordinaria esperienza fatta in 195 scuole toscane, “ La scuola senza Zaino” , inconcepibile per noi che ogni giorno accompagniamo i nostri figli con uno zaino stracarico e poi paghiamo l’ortopedico e le lezioni di ginnastica correttiva affinché la schiena possa prendere forma.

     In questa scuola, ricca di colori, si sono disegnati ambienti di apprendimento stimolanti per i bambini , qui si intrecciano in maniera armonica spazi dedicati alla dimensione hardware con una pruralità di strumenti didattici, e spazi dedicati alla lettura, agli esperimenti ecc.

     L’aula viene divisa in aree in cui ogni allievo esplica ogni giorno tre fondamentali valori : la responsabilità, la comunità e l’ospitalità , l’alunno si muove in quegli spazi con disinvoltura e ogni arredo è a misura di bambino.

     Stupefatti, sorpresi e con un amaro in bocca lasciamo la Sala dell’Arengo per raggiungere il pulman .

     Una visita al tempio Malatestiano e al centro storico di Rimini e poi in albergo.

     Ci si ritrova, il giorno seguente nella sala della Piazza,  qualche viso è già noto , una  miscellanea di accenti e dialetti , telecamere pronte , telefonini che diventano macchine fotografiche , pile di libri e Kit didattici , comprati nei vari stend espositivi .  

     Oggi si attende l’arrivo di Vito Mancuso e di due relatori impossibili Piaget e VYgototskij.

     In attesa del teologo Vito  Mancuso , prende la parola il presidente dell’associazione dislessici.

     Il giovane Giacomo Cutrera , racconta la sua esperienza di dislessico e discalculico , oggi famoso ingegnere.

     Il tono ironico e gioviale nasconde le amarezze i disagi vissuti dal giovane (presenti invece nel testo “Il Demone Bianco” che vi invito a leggere , perché non è solo un manuale sulla dislessia, ma un’occasione per riflettere sui tanti mali che commettiamo per incuria o ignoranza ) soprattutto a scuola. Una scuola che considera pigri, stupidi ed incapaci coloro che sono affetti dal disturbo di dislessia , Giacomo, scopre all’età di sette anni di essere dislessico, sente la mamma piangere, ma seppur bambino capisce che deve reagire ,e capisce che aveva ragione quando esortava la mamma ad andare oltre , ma non sempre è facile ,soprattutto ,  in un contesto di scuola che , non sa che esistono strumenti dispensativi o compensativi e non sempre  perde energie per comprendere .

     I disagi di Giacomo aumentano con l’età , ma lui sa difendersi e soprattutto trova le soluzioni ai suoi problemi , nonostante le fatiche , si diploma e poi si laurea in ingegneria , sa che “qualcuno” può aiutarlo , in verità sono alcuni dei suoi  insegnanti ,(forse quelli che non hanno la pretesa di insegnare la disciplina ma la usano come mezzo per l’apprendimento) , che gli danno più tempo per risolvere le verifiche , non lo affaticano nella lettura e gratificano i suoi successi sempre . Giacomo , sposando le teorie della Lucangeli,  è convinto che il migliore strumento compensativo per un dislessico sia un buon insegnante capace di accrescere l’autostima e di comprendere la “Stortura” di cui parla Recalcati.

     Racconta di un episodio in cui un’insegnante correggendo un compito nota che l’alunno ha completato solo due facciate su quattro e rimane sorpresa nel notare che le facciate sono tutte giuste. Capisce che il ragazzo è intelligente ma non capisce perché non riesce a completare le verifiche .

     Il ragazzo aveva letto i libri per sei ore, la professoressa non può vedere il passato , il ragazzo prende cinque nella verifica , grazie al suo studio riesce ad essere promosso e passa alle superiori . La stessa, intuendo qualcosa , consegna una verifica in due volte : una da completare in 50 minuti, e una in due ore , i voti saranno nella prima 5 , nella seconda 10.

     L’alunno non era impreparato aveva solo bisogno di più tempo per leggere.

     La velocità di lettura di un dislessico , in generale ,  è pari alla metà della velocità di norma e il processo della lettura richiede uno sforzo notevole .

     L’esperienza scolastica Di Giacomo lascia i segni di un profondo malessere : il mondo è ingiusto , falso e bugiardo, ma la speranza porta il giovane adolescente a cercare in tutti i modi una soluzione che la  ragione urlava impossibile ed assurda , accetta i rimproveri e subisce inerte  le continue frustrazioni .

     Nessuno capisce  e l’unica frase che l’insegnante riesci a dire è “ se studiassi di più”.

     Giacomo lascia il segno del suo coraggio e ci esorta ancora una volta a concentrare la nostra didattica no su un sapere sterile ma su stimoli e relazioni.

     Da lontano si scorge il sorriso di Vito Mancuso, che affronta il tema dell’educazione  fra Logos e caos, ringrazio Giovanna che con abile velocità riesce a cogliere i nessi del suo pensiero, ne interpreta le riflessioni e mi passa i suoi appunti, consigliandomi di approfondire il tema con la lettura di alcuni libri , “Io Amo” e  “Questa Vita” .

     Mancuso, con la generosità e la passione che lo contraddistinguono , propone un’immagine nuova di Dio data dal suo coinvolgimento nella vicenda del mondo che egli ha originato e con il quale , però , non coincide , essendo anche il superiore fine di ordine e di armonia (logos) cui l’universo tende dalla sua immensa complessità.

     Questa nuova immagine di dio si sviluppa dal riconoscimento delle due logiche che governano l’esistenza , quella del senso del bene e quella dell’assurdo e del male , e della loro imprescindibilità .

     Dio, sostiene il teologo deve dare conto di questa contraddizione e lo può fare assumendola in se stesso , entrando anche lui nella vicenda di bene e di male,di stelle e di buchi neri,  e garantendo alla negatività e al dolore una ragione , che è per il cosmo , quella dell’indeterminazione, e , per l’uomo , quella della libertà di scegliere tra bene e male , perchè se tutto fosse perfetto non ci sarebbe né evoluzione, né libertà di scelta. Mancuso crede in questo nuovo Dio perché ritiene di dover optare per il bene e per la giustizia , cercando nel caos della natura quella via di ordine ed armonia, che solo l’uomo è capace di volere e vedere.

     Nel nostro tempo lacerato e frammentato abbiamo bisogno di un’anima grande che unifichi il messaggio delle spiritualità mondiali. Il lavoro educativo è decisivo , essenziale, il pilastro su cui si fonda la civiltà umana , più un sistema politico è avveduto più investe in educazione e cultura. L’educazione intesa come frutto di mente e cuore “ Unione di caos e logos”.

     Con Vito Mancuso si chiude la seconda plenaria , la folla si accalca nella sala della biblioteca , dove Mancuso concede autografi e foto.

     Perdo Giovanna,  capisco che sta cercando di avvicinarsi al suo mito , e mi ricordo di aver prenotato un workshop dal titolo “Valorizzazione delle differenze…”

     Mi dirigo verso la Sala del Parco , ma il mio senso di orientamento mi porta altrove, lo riconosco mi perdo facilmente nei luoghi che non conosco , eppure ho la cartina, che uso evidentemente per fare scena, ma non la so capire.

     Finisco nella sala Del Castello1 , le hostes mi invitano ad entrare , e mi accomodo senza capire dove sono, mi ritrovo davanti due robot umanizzati che , con la testa attaccata ad uno schermo pieno di numeri e statistiche cercano , nel caos Mancusiano, di farci capire quanto siano importanti le prove Invalsi, solo allora , capisco il tema , il dispositivo che trita, l’automaton che logora , il mio corpo viene invaso da un circuito emozionale,  e un senso di repulsione misto a paura mi pervade dall’interno , ma una telefonata salvifica “ è Giovanna che mi chiede dove diavolo sono finita”, con estrema ipocrisia cedo il mio posto ad una giovane dirigente sarda , che mi ringrazia  , io quasi con la faccia dispiaciuta ,(tipico degli ipocriti  )mi allontano da quel caos senza logos e lascio i robot parlanti.

      Ci vuole un caffè per riprendermi dall’abbattimento, intanto Giovanna mi raggiunge, ancora in trans per l’incontro con il suo Vito Mancuso e parla, parla ancora di lui : ecco l’effetto “amante” di cui parla Recalcati.

      Ci avviamo verso la sala del Castello 2 (ecco l’errore dovevo andare alla 2), il seminario è iniziato,  si discute sulla “Valorizzazione delle differenze: proposte metodologiche per una classe inclusiva”. Questo mi interessa , valorizzare le differenze , no omologare , non me ne vogliano gli inventori degli Invalsi ma non è la strada giusta per ridare qualità e valore alla scuola . Mi dispiace cari robot , voi siete bravi, intelligenti e super calcolatori , ma la scuola necessita dell’anima che non riesco , nonostante gli sforzi,  a trovare nelle prove invalsi .

     Ognuno ha il suo punto di vista , meno male .

     Nella sala del castello un relatore (Demo Heidrun) , professore presso l’università di Bolzano , afferma un concetto ,che  per noi educatori è assodato , in una classe tutti non imparano nello stesso modo.

      Si ritorna al metodo Montessori , all’approccio autobiografico, alla didattica aperta dell’apprendimento cooperativo. Si progetta una concreta “giornata tipo” che integri le diverse metodologie .

      Finito il primo workshop ci avviamo verso la libreria Erickson per completare i nostri acquisti.

      Una cena romagnola , inevitabilmente un senso di sgomento per ciò che successo in Francia, ci pervade e ci rattrista. In televisione non si discute d’altro , ma ciò che ci stupisce è la disinvoltura con cui molti politici affrontano l’argomento.

      L’ultimo giorno , forse il più emozionante , si attende in sala l’arrivo del più grandi filosofo del Novecento , lo scopritore della complessità, Edgar Morin.

      La folla lo accoglie con un lunghissimo applauso e con il dovuto rispetto verso il lutto della sua nazione.

      L’accento francese porta un’evitabile commozione nei partecipanti che ,nel silenzio misto ad impotenza ,cercano di capire il segreti del Male , attraverso le parole di Morin , la sua relazione , è calzante : “L’islamamismo spiegato ai nostri allievi” .

      Doveva essere questa la sua riflessione, Morin ha parlato di altro , Dialogo , relazioni a partire da quelle esistenti tra le grandi religioni monoteiste .

      Quali sono le sfide dell’educazione?Lo studioso parigino  ha sottolineato tre aspetti : Far conoscere ai nostri alunni le religioni, non la religione. Integrare gli alunni musulmani , mostrando loro il complesso e multiculturale  sistema in cui viviamo , non esercitando la distanza ma ciò che ha unito. Anche l’Italia era un paese fatto di staterelli ora è unito . Nel riconoscere le differenti identità culturali , occorre mettere al centro la trasversalità dell’umanità.

      Il terrorismo : Cosa Fare ? il terrore è sempre allucinazione e follia.

      Compito dell’educatore è aiutare le coscienze , il terrorismo si sviluppa come un fuoco e come un cancro fa le metastasi nel pianeta Pace , bisogna fermare il massacro con una coalizione che diffonda questo messaggio , la confederazione è la scuola. Cosi si chiude l’intervento di Morin con la parola pace che , il fondamento dell’inclusione perché l’uomo , altro non è , che essere squisitamente umano.

      Per ultimo , e non perché meno importante l’intervento di Niccolò  Ammaniti, autore del romanzo Anna . L’autore ha parlato del libro in cui si racconta un mondo in cui le regole si rompono e ci sono solo ragazzi e bambini , proprio perché , secondo lo scrittore solo gli adolescenti possono stupire, raccontare e capire il mondo come nessun’ altro . Il libro è un elogio alla cultura , intesa come ancora di salvezza . Quello della giovane protagonista è un viaggio di speranza e di fiducia , Anna lascia un mondo devastato per raggiungerne un altro , credendo nella vita e confidando nella possibilità di trovare un posto dove ricominciare .

      L’ambiente che fa da sfondo al libro è la Sicilia,  Ammaniti si è soffermato parecchio sull’importanza della dimensione spaziale nella narratologia .

      L’ambiente è lo stimolo che permette al libro di prendere forma .

      Con Ammaniti si chiude l’ultima plenaria , in verità vi confesso, non ho seguito la scaletta  in maniera cronologia ma ho cercato di unire gli interventi e le diverse posizioni secondo una cornice tematica , abbandonando gli schemi .

      Chiudo con una riflessione che nasce da una consapevolezza : gli educatori siamo portatori di pace, trasmettitori di valori , e pilastri su cui si fondano le generazioni , no Contenitori di sapere .

      Non facciamoci tritare dagli AUTOMATON ma percorriamo il viaggio dell’Ulisse  dantesco , e seguiamo “Virtute e conoscenza” solo così ci perseveriamo dalla brutalità.  

      Ringrazio la collega Ivana per avermi incoraggiata a partecipare , il Dirigente scolastico per avermi concesso il giorno  e la  cara collega  Giovanna Nastasi  , che ha condiviso con me questa straordinaria esperienza , un grazie al MIUR,  nelle vesti  della natura matrigna di Leopardi : ha promesso, ingannato  e non ha reso .

      E meno male che ha promosso l’iniziativa riconoscendola di alto valore formativo .

      Però il bonus non si tocca , poi ci compreremo un computer (sappia, cara ministro,  che tutti ne abbiamo almeno uno , brava ministro questo è l’aggiornamento?  ancora a spese nostre? E lo smartphone ? strumento utile per una didattica inclusiva lo compriamo sempre noi ? e i soldi ve li restituiamo ? ).

      Contenta signora Ministro? 

    Professoressa Mariella Cutrona


     
     

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