Parafrasi
Mi è stato sempre caro questo colle solitario e questa siepe che l’orizzonte esclude.
Ma quando mi siedo e osservo spazi indeterminati, e sovraumani silenzi, in tutta quella quiete, mi nascondo nei pensieri e il cuore si spaventa.
E come il vento soffia tra le piante, io penso a quel silenzio infinito ricordando il tempo passato e quello presente.
Così in questa immensità il mio pensiero annega: e naufragare in questo mare sterminato è dolce.
Analisi del testo
L’Infinito è una canzone scritta da Giacomo Leopardi nel 1819 appartenente alla raccolta degli Idilli.
Essa è una delle più complete opere di Leopardi poiché abbraccia tutto ciò che è il suo pensiero e il suo stile di vita.
Leopardi nell’ “Infinito” fa riferimento al suo paese, Recanati, infatti nella prima strofa il poeta mette in evidenza “quest’ermo colle”, che sarebbe il monte Tabor, e si accorge della presenza di una siepe che ostacola la sua visione.
Il poeta però immagina che oltre questo confine vi siano spazi indeterminabili che vanno oltre ciò che è la conoscenza sensibile, infatti egli ode sovraumani silenzi e vede spazi infiniti.
Queste sensazioni accostano l’uomo alla paura della morte, ma ad un certo punto ritorna la realtà rappresentata dal fruscio del vento, qui possiamo notare un paragone tra la realtà e l’immaginazione.
Il pensiero di Leopardi nell’Infinito si concentra decisamente sulla propria interiorità in modo da arrivare a ricercare l’Infinito.
Nel poeta le sensazioni di vago e indefinito sono le uniche in grado di procurare piacere all’uomo e consentire ad esso di pervenire alla messa a punto di una nuova e modernissima fase della sua poetica.
A livello lessicale possiamo notare la frequenza di parole che indicano lontananza e assenza di confini spaziali come: ultimo orizzonte, indeterminati spazi, immensità e mare.
Schema metrico
Il canto è composto da quattro lunghi periodi in cui vi è uno schema paratattico.
Vi è la presenza di parole che indicano luoghi reali e ben definiti come: orizzonte, colle e siepe.
Alcuni elementi indicano il tempo, e la presenza del plurale indica l’infinito.
La canzone è composta da quindici versi endecasillabi interrotti da numerosi ejambements (ovvero figure retoriche lessicali che indicano un’ inarcatura che crea una pausa) come: indeterminati spazi, sovraumani silenzi e profondissima quiete.
A livello metrico–sintattico appare evidente la musicalità dei versi dell’Infinito, anche se Leopardi considerava la forma del sonetto ormai priva di senso e incapace di novità.
L’ “Infinito” si conclude con l’esperienza del naufragar nell’infinito e nell’eterno, che non rappresenta una figura reale ma l’emozione di aver raggiunto una dimensione nella quale i limiti della mente umana appaiono privi di significato, e perciò l’inevitabilità di questa sorte fa sì che non vi sia alcun senso di sconfitta
Porzio Gianmarco 5°A (itis).